L’intelligenza artificiale si fa strada anche nel campo della spiritualità, con chatbot che permettono di conversare con versioni digitali di figure sacre e applicazioni per affidare pratiche e rituali a dispositivi automatizzati. App come AI Jesus, Virtual Jesus e Text with Jesus per i cristiani, Norbu AI per i buddisti e Brother Junaid per i musulmani contano già infatti centinaia di migliaia di utenti.
Come riportato da Nature, induismo e buddhismo mostrano maggiore apertura nei confronti delle nuove tecnologie. Alcuni templi indiani, ad esempio, impiegano già bracci robotici e animatroni nel corso di cerimonie o per compiere rituali sacri. Secondo l’antropologa Holly Walters del Wellesley College, il motivo sta in una concezione del rituale che privilegia la corretta esecuzione rispetto all’esecutore umano. Alcune sperimentazioni hanno preso piede anche in contesti ufficiali cristiani. Una chiesa cattolica di Lucerna, in Svizzera, ha installato temporanteamente un chatbot nel confessionale, mentre nel 2023 una comunità luterana tedesca ha partecipato a una funzione religiosa completamente generata da ChatGPT.
Il filosofo Anné Verhoef della North-West University evidenzia alcune criticità particolarmente rilevanti; i 5 chatbot “cristiani” da lui analizzati non sono approvati da alcuna chiesa, non dichiarano i testi su cui sono addestrati e sono gestiti da aziende private che monetizzano tramite pubblicità. La maggior parte di essi si presenta esplicitamente come Gesù senza fornire ulteriori chiarimenti, dando luogo a evidenti rischi in termini etici e di manipolazione. Il fenomeno, conclude Verhoef, solleva interrogativi più ampi sul potere dell’AI di influenzare gli utenti attraverso le piattaforme digitali.
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Immagine generata tramite DALL-E. Tutti i diritti sono riservati. Università di Torino (24/11/2024).

