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Magazine Intelligenza Artificiale: l'IA è più di quello che appare

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Il lavoro umano dietro DeepSeek: l’indagine di DiPLab

una sala di annotatori

Un’indagine del gruppo di ricerca interdisciplinare DiPLab rivela che il successo di DeepSeek dipende non solo dall’innovazione tecnologica, ma anche da un esteso network di lavoro umano invisibile. Il modello cinese ha conquistato l’attenzione globale con prestazioni paragonabili a quelle di ChatGPT, ma con un costo ridotto al 1% e minori consumi energetici. Presentato come un’alternativa open-source ai giganti tecnologici statunitensi, il progetto viene descritto come un modello di efficienza e accessibilità.

Secondo i ricercatori, Deepseek si avvale di un’ampia rete di annotatori di dati, incentivata da politiche governative che favoriscono l’apertura di centri di etichettatura. Queste iniziative, sostenute da sussidi e agevolazioni fiscali, consentono di mantenere una manodopera numerosa e a basso costo, in netto contrasto con la narrativa ufficiale dell’azienda, che dichiara di impiegare solo 32 annotatori.

L’indagine accende i riflettori sulla necessità di controlli rigorosi sulle condizioni di lavoro nel settore dell’IA. Il caso DeepSeek riflette una tendenza più ampia a enfatizzare le capacità tecnologiche minimizzando il ruolo del lavoro umano. Per affrontare queste criticità, i ricercatori suggeriscono alcune azioni: garantire agli annotatori condizioni di lavoro eque e dignitose, implementare protocolli che assicurino una gestione trasparente dei dati e ampliare le valutazioni d’impatto previste dall’AI Act.

Leggi l’articolo completo “DiPLab Releases First Policy Memo: The Human Cost of DeepSeek” su DiPLab

Immagine generata tramite DALL-E 3. Tutti i diritti sono riservati. Università di Torino (2025)

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