La tecnologia sta avanzando a un ritmo senza precedenti, sollevando nuove domande su come queste innovazioni possano essere utilizzate per migliorare il mondo o, al contrario, complicarlo ulteriormente. Una di queste tecnologie emergenti è la terapia con deepfake, che utilizza il deep learning per creare video iper-realistici di persone e situazioni mai avvenute. Mentre gli strumenti per creare deepfake diventano sempre più accessibili, si sviluppano anche metodi per individuare i video falsificati. Tuttavia, le implicazioni etiche e legali di questa tecnologia sono ancora in gran parte inesplorate.
La terapia con deepfake presenta promettenti opportunità nel campo della psicoterapia. Immaginate un paziente afflitto da un grave lutto che può elaborare i propri sentimenti attraverso interazioni virtuali con una persona cara scomparsa, o una vittima di trauma che può confrontarsi con il proprio aggressore in un ambiente controllato. Studi pilota hanno già utilizzato questa tecnologia per trattare il PTSD legato a violenza sessuale, con risultati iniziali promettenti. Questi scenari terapeutici consentono alle vittime di elaborare il loro trauma quando le terapie tradizionali non sono sufficienti.
Nell’elaborazione del lutto, i deepfake potrebbero facilitare interazioni virtuali con i defunti, offrendo un aiuto prezioso nei casi di lutto complicato. Anche se l’efficacia di questa terapia deve ancora essere pienamente dimostrata, esperimenti iniziali suggeriscono che potrebbe rappresentare un metodo innovativo per affrontare il dolore della perdita.
Nonostante le potenzialità terapeutiche, la terapia con deepfake solleva importanti questioni etiche e legali. La creazione di video realistici di persone, specialmente senza il loro consenso, pone problemi di privacy e di rispetto per l’autonomia individuale. Nel caso di persone decedute, il consenso diventa una questione complessa. Se un defunto ha esplicitamente rifiutato l’uso della propria immagine, ignorare questo desiderio sarebbe eticamente scorretto. Tuttavia, se le preferenze del defunto non sono note, i potenziali benefici terapeutici potrebbero giustificare l’uso della tecnologia.
La terapia con deepfake deve inoltre aderire ai principi bioetici fondamentali: rispetto per l’autonomia, non maleficenza, beneficenza e giustizia. I terapeuti devono garantire che questa tecnologia promuova il benessere dei pazienti senza causare danni sproporzionati. I rischi includono un possibile attaccamento eccessivo ai deepfake e una confusione tra realtà e finzione. È essenziale che i terapeuti monitorino attentamente questi rischi e adattino l’approccio terapeutico alle esigenze specifiche di ogni paziente.
L’integrazione della tecnologia deepfake nella cura della salute mentale richiede un dialogo pubblico approfondito e ulteriori ricerche sull’efficacia e l’accettabilità di questa pratica. È fondamentale che la terapia con deepfake sia guidata da standard etici e legali chiari per salvaguardare il benessere dei pazienti e mantenere la fiducia della società. Devono inoltre essere affrontate questioni come l’accessibilità e l’impatto ambientale di questa tecnologia emergente.
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