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Magazine Intelligenza Artificiale: l'IA è più di quello che appare

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Italian Brain Rot: quando l’intelligenza artificiale produce meme

Italian Brain Rot

Squali con le sneakers che declamano filastrocche blasfeme, aerei con teste di coccodrillo impegnati in guerre immaginarie, ballerine metà donna e metà cappuccino: sono solo alcune delle figure surreali che popolano l’universo dell’Italian Brain Rot, un fenomeno virale che sta conquistando TikTok e Instagram. Con oltre tre miliardi di visualizzazioni raccolte in pochi mesi, questi meme bizzarri si configurano come una forma nuova e stratificata di umorismo digitale, dove l’intelligenza artificiale è al tempo stesso strumento creativo, specchio culturale e potenziale agente di distorsione.

Brain rot: estetica trash per un’overdose digitale

Il termine brain rot, letteralmente “marciume cerebrale”, descrive una forma di consumo compulsivo di contenuti a bassa qualità, che finisce per stordire e “friggerti il cervello”. È il simbolo di un’estetica volutamente scadente, ipnotica e caotica, che abbraccia l’assurdo per deridere i codici tradizionali della comunicazione online.

Non è un caso che l’Oxford University Press abbia eletto “brain rot” parola dell’anno nel 2024: l’uso crescente di questo termine riflette l’ansia collettiva per un ecosistema digitale saturo di input, dove la soglia dell’attenzione si restringe e l’umorismo diventa post-ironico. Il successo dell’Italian Brain Rot si iscrive in questa scia: una risposta disincantata, grottesca e spesso autoreferenziale allo scrolling infinito.

L’intelligenza artificiale dietro i meme

Alla base del fenomeno ci sono tecnologie generative come DALL·E, Midjourney o Stable Diffusion, che permettono di creare immagini e video a partire da prompt testuali. Gli ibridi assurdi dell’Italian Brain Rot — Bombardiro Crocodilo, Tralalero Tralala, Boneca Ambalabu — sono prodotti di queste IA visive, che combinano in modo arbitrario elementi del mondo animale, oggetti e simboli culturali.

Questi contenuti sono confezionati da creator digitali che sfruttano le possibilità offerte dall’IA per creare nuove narrazioni visuali, spesso senza filtri etici o critici. Il risultato è una sorta di nonsense algoritmico, in cui il confine tra intrattenimento, parodia e disinformazione si fa labile.

Umorismo post-ironico o propaganda mascherata?

Come ha notato il New York Times, alcuni video — in particolare quelli con Bombardiro Crocodilo — sono stati accompagnati da audio razzisti o islamofobi, alludendo a bombardamenti a Gaza. Sebbene la diffusione di questi contenuti non sia massiccia, mostra come le immagini generate dall’IA possano essere facilmente strumentalizzate per veicolare narrazioni pericolose.

L’estetica “low quality” e il linguaggio surreale possono funzionare da scudo per disinnescare l’attenzione critica, creando una zona grigia in cui la responsabilità editoriale si dissolve. È difficile risalire a un autore, contestualizzare l’opera o verificarne l’intento. Questo rende i contenuti particolarmente vulnerabili a manipolazioni e abusi, in un contesto in cui l’AI è sempre più accessibile ma scarsamente regolata.

Verso una nuova alfabetizzazione mediale?

Il successo dell’Italian Brain Rot suggerisce che è urgente dotarsi di nuovi strumenti critici per comprendere la produzione culturale digitale mediata dall’intelligenza artificiale. Oltre a divertirci, dovremmo chiederci: come cambia il nostro modo di pensare, ridere, raccontare e percepire il reale in un mondo dove i contenuti sono generati automaticamente? Quali rischi si nascondono dietro ciò che definiamo intrattenimento?

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