L’Intelligenza Artificiale (IA) e le tecnologie digitali stanno rivoluzionando anche il settore sanitario, offrendo nuove opportunità per migliorare la produttività e garantire cure più personalizzate. Un recente studio dell’OCSE[1], ha analizzato l’evoluzione delle competenze richieste nel settore sanitario, evidenziando una crescente domanda di conoscenze digitali e un impatto significativo dell’IA generativa (GenAI) e dei robot avanzati (AR) su diverse mansioni.
Più esattamente, lo studio ha esaminato oltre 55,5 milioni di offerte di lavoro online in Canada, Regno Unito e Stati Uniti tra il 2018 e il 2023, rivelando che le competenze digitali sono sempre più richieste. Le offerte di lavoro che richiedono competenze digitali rappresentano il 2-6% delle professioni sanitarie di prima linea e fino al 13% per i ruoli non clinici, con particolare interesse crescente verso la gestione delle informazioni sanitarie, la telemedicina e la sicurezza informatica.
L’IA è già integrata in settori come l’analisi predittiva e la gestione automatizzata dei dati, sebbene la richiesta di competenze IA specifiche nei ruoli sanitari rimanga contenuta (tra lo 0,2% e lo 0,3% delle offerte totali). Tuttavia, il suo impatto è evidente: radiologi e infermieri utilizzano strumenti IA per diagnosi e monitoraggio, anche se queste competenze non sono sempre esplicitamente richieste negli annunci di lavoro.
L’OCSE ha valutato il potenziale impatto di GenAI e AR su 1.600 mansioni sanitarie statunitensi, evidenziando una mappa complessa. I ruoli più esposti all’automazione sono quelli che svolgono mansioni ripetitive e standardizzate, facilmente replicabili da IA e robot.
Al contrario, professioni come medici di famiglia e infermieri richiedono un’interazione umana insostituibile. Circa il 31% dell’occupazione sanitaria negli USA potrebbe beneficiare di un aumento della produttività grazie a GenAI e AR, mentre solo il 4,3% è potenzialmente automatizzabile e lo 0,6% è ad alto rischio di sostituzione.
Molto interessante è un altro studio pubblicato su BMJ Global Health, condotto da un team di esperti dell’Università di Zurigo e dell’OMS guidati da Daniela Mahl[2], il quale ha analizzato il potenziale dell’IA nel contrastare la diffusione di informazioni false, adattare i messaggi alle diverse popolazioni e migliorare l’inclusività delle comunicazioni sanitarie.

La proposta dello studio è quella di adottare misure concrete per un uso responsabile dell’IA, tra cui la formazione degli operatori sanitari e l’inclusività nelle applicazioni tecnologiche, oltre a sottolineare la necessità di un approccio equo e trasparente, favorendo la collaborazione intersettoriale per garantire l’adattabilità dell’IA ai diversi contesti.
Proprio in questo orizzonte di collaborazione, Ethan Mollick[3] , sostiene che l’IA non sia solo un’innovazione tecnologica, ma una nuova forma di intelligenza con cui dobbiamo imparare a convivere. Secondo Mollick, l’IA può diventare un collega, un tutor e persino un partner creativo, ma è fondamentale sviluppare competenze per interagire efficacemente con essa. La sua visione enfatizza la necessità di un approccio pragmatico, in cui l’IA sia integrata nel lavoro umano senza sostituirlo completamente.
La transizione digitale richiede politiche mirate per la formazione continua. Professionisti sanitari con un alto potenziale di “lavoro aumentato” dovrebbero ricevere formazione avanzata su strumenti digitali, mentre per i ruoli più a rischio servono programmi di reskilling e mobilità professionale. Inoltre, l’adozione dell’IA in sanità impone standard rigorosi in tema di privacy e sicurezza dei dati, per proteggere le informazioni sensibili dei pazienti.
L’integrazione dell’IA nel settore sanitario rappresenta un’opportunità senza precedenti per migliorare l’efficienza e l’accessibilità delle cure. Tuttavia, è essenziale garantire che la trasformazione digitale vada di pari passo con l’attenzione ai diritti dei pazienti e alla dignità dei lavoratori, investendo risorse per colmare il divario digitale presente nel nostro Paese, puntando a una sanità più moderna, equa e centrata sulla persona.
Su queste tematiche che riguardano l’applicazione dell’IA in ambito sanitario, la Chiesa ha sempre promosso un approccio etico e umano alla cura dei pazienti, in particolare attraverso la pastorale della salute, la quale deve garantire che l’innovazione tecnologica non comprometta la dignità umana. È quindi importante mantenere un equilibrio tra progresso scientifico e valori cristiani, assicurando che l’IA sia utilizzata per migliorare la qualità della vita senza sostituire il rapporto umano tra medico e paziente. È importante, pertanto, come spesso sottolineato negli ultimi anni in convegni e simposi di carattere medico, promuovere sempre più quel passaggio dal “to cure” al “to care”, con un approccio più olistico nei confronti del paziente e purtroppo con un uso smodato dell’IA si rischia di invertire questo senso di marcia. Del resto, sono principi che in diverse occasioni ha espresso la Pontificia Accademia per la Vita e la Nota vaticana Antiqua et Nova[4].
L’attualità del monito di Papa Leone XIV durante il Giubileo dei Governati, risuona assai forte: «La vita personale vale molto più di un algoritmo e le relazioni sociali necessitano di spazi umani ben superiori agli schemi limitati che qualsiasi macchina senz’anima possa preconfezionare»[5].
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[1] Cf. F. Manca – D. Eslava (2025), Digital and AI skills in health occupations: What do we know about new demand?, OECD Artificial Intelligence Papers, No. 36, OECD Publishing, Paris.
[2] Cf. Responsible artificial intelligence in public health: a Delphi study on risk communication, community engagement and infodemic management, BMJ Global Health, 23 May 2025.
[3] Cf Cf. E. Mollick, L’intelligenza condivisa. Vivere e lavorare insieme all’AI, Luiss University Press, Roma 2025)
[4] Cf. https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_ddf_doc_20250128_antiqua-et-nova_it.html.
[5] Leone XIV, Udienza ai Parlamentari in occasione del Giubileo dei Governanti, 21.06.2025, in https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2025/06/21/0430/00786.html.

