Magazine Intelligenza Artificiale: l’IA è più di quello che appare

L’evoluzione dell’informatica e l’ascesa dell’IA.

Immagine di una vecchia tastiera di un vecchio pc fisso.
Immagine di una vecchia tastiera di un vecchio pc fisso.

Il cammino verso l’IA ha attraversato molte fasi, iniziando dai primi sogni di macchine pensanti prodotte da menti come quelle di Raimundo Lulio e Gottfried Leibniz, passando poi dalla creazione dei primi calcolatori programmabili di Charles Babbage nel XIX secolo, fino alle visioni di Alan Turing sulle “macchine universali” nel XX secolo. 

Oggi si parla di intelligenza artificiale. Tuttavia, come sottolineato da critici come Joseph Weizenbaum, ci sono importanti distinzioni tra la capacità computazionale e la vera intelligenza umana. Weizenbaum, con il suo sistema Eliza, nel 1966 sollevò dubbi sulle implicazioni etiche dell’intelligenza artificiale, spingendo verso una riflessione più profonda sulla delega delle decisioni umane alle macchine.
Con l’avvento del cloud computing e il monopolio dei dati da parte delle grandi aziende tecnologiche, sorgono domande cruciali sull’etica e sul potere concentrato nelle mani di pochi. Il capitalismo della sorveglianza, come descritto da Shoshana Zuboff, mette in luce il modo in cui i dati degli utenti vengono utilizzati per fini commerciali, creando una dipendenza e alimentando il potere delle grandi corporazioni.

L’ascesa dei LLM, come LamDA e ChatGPT, ha portato alla ribalta il dibattito sull’intelligenza artificiale, evidenziando le scelte dei progettisti e i loro pregiudizi incorporati nel processo di addestramento degli algoritmi. Questo solleva preoccupazioni sul potere concentrato e sulla responsabilità nel mondo digitale.

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Foto di Alberto Bobbera su Unsplash.

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