Secondo il The Guardian, la Gran Bretagna potrebbe correre il rischio di affidare eccessivamente il proprio futuro digitale a grandi aziende della Silicon Valley, senza coinvolgere i lavoratori né garantire un adeguato controllo pubblico.
L’intelligenza artificiale sta già modificando il mondo del lavoro. Professioni creative come quella dei fotografi, scrittori e programmatori vedono i propri lavori utilizzati senza autorizzazione per addestrare algoritmi. Parallelamente, posti di lavoro tradizionali, soprattutto entry-level, vengono ridotti dall’automazione. A giovare dei profitti generati da quest’innovazione sono principalmente gli Stati Uniti, mentre chi subisce l’impatto affronta una crescente precarietà.
L’uso dell’IA porta anche a preoccuparsi per l’ambientali e per motivi culturali. Data center ad alto consumo energetico, infatti, aumentano l’impatto ecologico, e algoritmi opachi alimentano disinformazione e divisioni sociali.
Il Trades Union Congress propone di mettere i lavoratori al centro delle decisioni tecnologiche, coinvolgendoli nell’introduzione di nuove macchine e algoritmi. Secondo il TUC, la cosiddetta “disruption” tecnologica non è inevitabile e può essere gestita per generare benefici sociali, occupazionali ed economici. Molte innovazioni, comprese quelle che stanno alla base dell’IA, sono state rese possibili da investimenti pubblici e ora devono essere orientate al bene comune.
Leggi l’articolo completo: The Guardian view on AI and jobs: the tech revolution should be for the many not the few su theguardian.com
Immagine generata tramite DALL-E 3. Tutti i diritti sono riservati. Università di Torino (16/01/2025).

