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Gaza e la Silicon Vale: No Tech for Apartheid

Immagine generata tramite DALL-E 3 di gruppo di lavoratori Google che manifestano sotto una delle sedo dell'azienda.
Immagine generata tramite DALL-E 3 di gruppo di lavoratori Google che manifestano sotto una delle sedo dell'azienda.

Con l’attacco israeliano a Gaza che mette in evidenza i contratti militari della Silicon Valley, i lavoratori delle aziende tecnologiche si trovano in una posizione critica. Devono decidere se prendere una posizione rischiando il proprio lavoro, assicurazione sanitaria e visto, o ignorare il sospetto che il loro lavoro contribuisca a morti innocenti.

Secondo William Fitzgerald, ex dipendente di Google, la trasparenza è fondamentale. Nel 2017, ha partecipato alla campagna #CancelMaven che ha portato Google a interrompere il suo contratto con il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per l’uso di IA nei droni militari. Le informazioni trapelate grazie a Fitzgerald hanno spinto Google a cancellare il contratto.
Oggi, la coalizione No Tech for Apartheid si concentra sul Project Nimbus, un contratto da 1,2 miliardi di dollari tra Google, Amazon e il governo israeliano per infrastrutture cloud e capacità AI. Nonostante il sostegno di oltre 97.000 firmatari, Google ha licenziato 50 lavoratori per “attività di disturbo” in relazione a richieste di trasparenza su Nimbus.

Le fughe di notizie da sole non bastano. La vittoria su Project Maven è stata possibile grazie a mesi di pressioni e coordinamento con accademici e organizzazioni per i diritti umani. La campagna No Tech for Apartheid sembra avere gli ingredienti giusti, ma necessita di ulteriori rivelazioni strategiche per aumentare la pressione.

Leggi l’articolo completo: Tech workers should shine a light on the industry’s secretive work with the military su technologyreview.com.

Immagine generata tramite DALL-E 3.

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