Magazine Intelligenza Artificiale: l’IA è più di quello che appare

Ilya Sutskever lascia OpenAI dopo una storia decennale

Immagine del logo di OpenAI
Immagine del logo di OpenAI

Martedì 15 maggio, Ilya Sutskever, co-fondatore e chief scientist di OpenAI, ha annunciato sulla piattaforma X la sua partenza dalla società dopo quasi un decennio di contributi. 

Sutskever è stato uno dei membri del consiglio di OpenAI che ha votato per la rimozione di Sam Altman come CEO, un evento che ha scosso l’azienda lo scorso novembre. Altman è stato poi reintegrato pochi giorni dopo, con Sutskever che dichiarava di essersi pentito della sua scelta, ma successivamente di lui non si ebbe più traccia per svariati mesi, fino all’annuncio della sua partenza avvenuto questo martedì 15 maggio. Sutskever era contro l’accordo con Microsoft, voluto fortemente da Altman, è sempre stato contro la commercializzazione dell’IA, temendo che l’uomo potrebbe poi perdere il controllo di questa tecnologia. Nonostante i progressi nel campo, le domande etiche e filosofiche rimangono fondamentali. Joseph Weizenbaum, già nel 1976, sollevò seri dubbi sull’uso dell’IA, progettando il sistema Eliza che simulava dialoghi umani tramite telescrivente. Weizenbaum rifletteva sui limiti dell’IA e sulle scelte etiche coinvolte nell’automatizzazione delle decisioni umane. 

Oggi, con l’avvento del cloud computing e l’enorme quantità di dati generati ed elaborati dalle grandi aziende tecnologiche, il potere è concentrato nelle mani di pochi. Le decisioni dei progettisti, i loro pregiudizi e le scelte sulla raccolta e l’uso dei dati potrebbero avere conseguenze sociali ed etiche significative. L’intelligenza artificiale può superare il Test di Turing, ma la vera sfida è garantire che sia guidata da principi etici e socialmente responsabili.

Leggi l’articolo completo: OpenAI co-founder Ilya Sutskever leaves the AI company su washingtonpost.com.

Foto di Mariia Shalabaieva su Unsplash.

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