Secondo dei rapporti interni trapelati e riportati da The Intercept, il team di sicurezza di WhatsApp avrebbe lanciato un avvertimento interno lo scorso marzo, mettendo in guardia sul fatto che gli utenti potrebbero essere soggetti a sorveglianza governativa.
Sebbene i contenuti delle conversazioni siano protetti dalla crittografia, i metadati potrebbero rivelare informazioni sensibili come la geolocalizzazione, i contatti e persino presunte appartenenze a gruppi terroristici come Hamas. Gli ingegneri avvertono che le nazioni stanno eludendo la crittografia per tracciare le comunicazioni degli utenti, sollevando dubbi su privacy e sicurezza.
Questo avviso interno è emerso nel contesto delle crescenti tensioni in Medio Oriente, con particolare riferimento al recente attacco terroristico di Hamas in Israele nel 2023.
I dipendenti di Meta hanno sollevato preoccupazioni riguardo alla possibile manipolazione di queste vulnerabilità da parte di governi, in particolare Israele. Si sospetta che Israele stia sfruttando queste falle nella crittografia per monitorare i palestinesi e identificare potenziali bersagli per azioni militari. La comunità interna di Meta ha infatti manifestato le proprie preoccupazioni attraverso una lettera aperta, pubblicata sul sito “Metamates 4 Ceasefire“. In essa, i dipendenti lamentano una presunta censura interna riguardo alle loro preoccupazioni sulla crisi umanitaria in Palestina. La lettera ha raccolto il supporto di 187 firmatari, mentre quattro dipendenti hanno fornito ulteriori dettagli anonimi sulle tensioni all’interno dell’azienda riguardo a WhatsApp.
La vulnerabilità in questione si basa sull’analisi del traffico, una modalità di monitoraggio obsoleta che potrebbe non solo mettere a rischio WhatsApp, ma anche altre applicazioni di messaggistica istantanea.
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Foto di Mariia Shalabaieva su Unsplash.

