La complessità dell’ecosistema delle Big Tech sfida le classiche classificazioni tra destra e sinistra tipiche della politica, rivelando l’esistenza di un’élite che si ritiene al di sopra delle norme comuni, come dimostra Mark Zuckerberg con il suo potere di voto maggioritario in Facebook, sostenuto da una visione dell’“etica hacker” che divide il mondo in capaci e incapaci.
L’approccio della Silicon Valley enfatizza l’efficienza attraverso algoritmi e innovazione, trascurando il dibattito politico tradizionale e la riflessione sul potere. Esempi recenti, come il progetto Starlink di Elon Musk, mettono in evidenza la rapidità con cui i privati possono agire rispetto ai ritardi delle istituzioni pubbliche, come dimostra la risposta lenta dell’UE al lancio di iniziative simili.
La crescente interconnessione tra tecnologia e politica si evidenzia nel rapporto tra Musk e la premier Giorgia Meloni, evidenziato dal premio conferito a quest’ultima e dalla discussione su appalti per la connettività in Italia. Questo fenomeno rischia di portare a una disuguaglianza di potere, in cui le decisioni tecniche superano quelle politiche, relegando le istituzioni a un ruolo di inseguimento.
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