Sembrerebbe che una delle principali manifestazione dell’impatto dell’IA sul mercato del lavoro sia la compromissione delle prospettive di carriera stabili per la generazione Z. Ad esempio, l’introduzione delle casse automatiche nel commercio al dettaglio, dal 1986 ad oggi ha progressivamente eliminato fino al 40% dei posti entry-level, aprendo la strada a una sostituzione sempre più importante delle mansioni di base con tecnologie automatizzate.
Secondo un recente rapporto di Oxford Economics, i neolaureati statunitensi tra i 22 e i 27 anni registrano tassi di disoccupazione in crescita, in controtendenza rispetto al passato, con un calo dell’8% nel lavoro STEM, segno che i ruoli di ingresso vengono progressivamente erosi anche dall’IA. Aneesh Raman, dirigente di LinkedIn, sottolinea come l’automatizzazione di attività tipiche per i giovani professionisti, dalla codifica di base al lavoro d’ufficio, stia riducendo le opportunità iniziali di carriera, alimentando disuguaglianze per chi non dispone di reti di supporto privilegiate.
L’impatto di questa trasformazione sembrerebbe non riguardare solo settori tecnologici o specialistici, ma si estenderebbe all’intero ecosistema lavorativo, con possibili ripercussioni sociali e politiche simili a quelle provocate dalla perdita di posti nel settore manifatturiero.
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