In Cina continua a crescere il numero di giovani che ricorrono all’intelligenza artificiale, ai Large Language Model (LLM) per la precisione, per intraprendere una terapia nel tentativo di affrontare ansia, depressione e solitudine.
Strumenti come DeepSeek, Doubao o PsychSnail offrono “disponibilità” (accessibilità) immediata, gratuita e discreta, in un contesto in cui la salute mentale resta stigmatizzata e la psicoterapia è costosa e difficile da ottenere, soprattutto fuori dalle grandi città.
Su piattaforme come Xiaohongshu, migliaia di utenti condividono esperienze emotive con i chatbot, spesso descrivendoli come amici o confidenti virtuali. Tuttavia, l’uso eccessivo di questi strumenti porta a sviluppare dubbi e paure. Ad esempio, modelli linguistici generalisti come ChatGPT possono reagire in modo inappropriato a situazioni di crisi, rinforzando pensieri negativi o autolesivi. Alcuni casi di psicosi e suicidio negli Stati Uniti hanno spinto le autorità a introdurre regolamentazioni specifiche e a chiedere maggiore responsabilità alle aziende.
In Cina, le norme sull’IA generativa impongono test di sicurezza ma non affrontano direttamente la questione del supporto psicologico. Le iniziative governative in materia di salute mentale restano orientate al mantenimento della stabilità sociale più che alla cura individuale.
Startup come PsychSnail stanno provando a colmare questa lacuna con sistemi addestrati su dati clinici, che dovrebbero essere in grado di attivare protocolli di emergenza in caso di rischio suicidario. Tuttavia, l’uso crescente di chatbot terapeutici pone comunque interrogativi profondi su rischi legati alla sicurezza e alla privacy.
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Immagine generata tramite DALL-E. Tutti i diritti sono riservati. Università di Torino (10/02/2025).

