L’Immigration and Customs Enforcement (ICE) sta espandendo rapidamente la sorveglianza online con un contratto da 5,7 milioni di dollari con Zignal Labs, piattaforma di monitoraggio dei social media basata sull’intelligenza artificiale.
Secondo documenti federali, lo strumento è in grado di analizzare oltre 8 miliardi di post al giorno in più di 100 lingue, geolocalizzare immagini e video, oltre a fornire feed curati per individuare individui potenzialmente soggetti a espulsione. Esperti di libertà civili definiscono l’iniziativa un attacco alla democrazia e alla libertà di parola, sottolineando il rischio di monitoraggio di attivisti e cittadini su scala senza precedenti.
L’ICE ha anche previsto l’assunzione di circa 30 persone per analizzare contenuti su piattaforme come Facebook, Instagram, TikTok, X e YouTube, con addirittura la possibilità di tracciare familiari o conoscenti di un bersaglio. La sorveglianza digitale si affianca all’uso di telecamere per targhe e strumenti per monitorare telefoni, mentre iniziative governative precedenti hanno già richiesto ai richiedenti di visti e cittadinanza di condividere i loro account social.
L’uso di strumenti automatizzati e algoritmi per identificare punti di vista “sgraditi” preoccupa per via del conseguente effetto paralizzante sulla libertà di parola, sintomo di un’espansione del controllo statale sui cittadini attraverso i social media.
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Immagine generata tramite DALL-E. Tutti i diritti sono riservati. Università di Torino (09/04/2025).

